Watermark, il segno dell’acqua

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Joseph Christy-Vitale, Watermark, il segno dell’acqua, Macro Edizioni, 2009.

Recensione di Simone Barcelli

“Watermark, il segno dell’acqua”, di Joseph Christy-Vitale (di questo autore leggo sul web “…ha viaggiato in gran parte del mondo, immergendosi nello studio di miti, religioni e scienza. Laureato in Letteratura Comparata all’Università di San Diego, attualmente insegna presso l’università di Portland, Oregon”), che ho acquistato dopo aver letto la recensione sublime su un vecchio numero della rivista “Archeomisteri”, all’epoca editata dall’Editoriale Olimpia).

Ebbene, inizio la lettura e sono frastornato per il modo di scrivere dell’autore, veramente ferruginoso. Armato di buona volontà, proseguo nella lettura e, pagina dopo pagina, mi convinco che vale la pena proseguire.

Verso la fine, ultime venti pagine, mi accorgo (in ritardo?) che quanto sostiene l’autore non ha nessun fondamento specifico.

La scrittura non è fluida, a volte mi soffermo e penso “ma cosa sta dicendo?”.

Finisco il libro e torno a sfogliarlo, soprattutto per capire.

Mi accorgo che la traduzione è approssimativa, gli errori grammaticali si contano a decine (fra l’altro ho scritto a Macro Edizioni per esternare la mia più completa contrarietà riguardo la traduzione) ma è il contenuto che lascia spazio alle maggiori critiche.

Le conclusioni sono strampalate, quanto l’autore sostiene riguardo i miti è pura eresia e non merita, da parte mia, nessuna considerazione.

Voglio dire che questa lettura non mi ha portato nulla di nuovo e non ho provato nemmeno piacere nello sfogliare le pagine proprio per il modo di esprimersi dell’autore.

Ripenso, con nostalgia, a quel grande antesignano di Peter Kolosimo, che sapeva scrivere e incantare i suoi lettori.

Pur tuttavia, vi invito ad acquistare “Watermark” per comprendere quali siano a volte le strategie delle case editrici, come buttano il loro denaro per pubblicare autori stranieri che non meriterebbero neppure di occupare gli scaffali delle librerie nostrane (a discapito di tanti meritevoli scrittori esordienti di casa nostra, che attendono inutilmente un segno di apertura), come perseguono il binario del catastrofismo a ogni costo, senza accorgersi di fornire prodotti scadenti sotto ogni aspetto.

Buona lettura di “Watermark”!

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