La Bibbia del diavolo

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Richard Dubell, La Bibbia del diavolo, Piemme, 2009.

Recensione di Simonetta Santandrea

La suggestiva vicenda del Codice Gigas è l’incipit dell’ultimo lavoro di Richard Dubell: romanziere tedesco molto stimato in Germania e tradotto ormai in una dozzina di lingue.

L’edizione italiana de La Bibbia del Diavolo è stata tradotta da Helen Verardo e pubblicata dalle Edizioni Piemme.

La storia inizia proprio in Boemia dove il piccolo Andrej assiste suo malgrado al massacro attuato da un monaco impazzito che “si scaglia come una furia su un gruppo di donne e bambini” rifugiatisi inconsapevolmente nel monastero dove era conservata la copia originale del Codice Gigas. Esso era stato redatto quattro secoli prima del massacro: fu allora che il monaco benedettino, nel disperato tentativo di redigere un’opera riassuntiva della sua saggezza, si era fatto murare vivo in una cella.

Ma cedendo alla disperazione di questa folle impresa egli aveva poi venduto la propria anima al Diavolo per riuscire nell’intento. Satana allora, completando il libro al posto del monaco, in quella notte maledetta, aveva distorto completamente il contenuto del volume, nella speranza di inaugurare il dominio del Maligno sulla terra.

Da quella notte, per evitare che il Codice potesse circolare e cadere in mani sbagliate sette monaci benedettini giurarono di tenere nascosto il frutto di quella follia, dicendosi pronti a tutto pur di riuscire nell’intento.

E nella storia scritta da Dubell è proprio il piccolo Andrej la figura che diventa centrale: unico superstite del massacro, suo malgrado viene a conoscere il “segreto” di quel monastero legando così nel bene e nel male il suo destino a quello della Bibbia del Diavolo. E a quello di coloro che spinti dal desiderio di modificare il destino del mondo e della propria storia avrebbero di lì a poco cercato di trovare la copia del manoscritto.

Le vicende della storia costruita dallo scrittore tedesco muovono dunque i loro primi passi sullo sfondo di uno scenario davvero suggestivo e molto intrigante, proponendo al lettore, come scrive il Die Welt, “un mix perfetto di Storia, suspense e avventura”.

E Dubell nel tessere la tela della sua narrazione usa – rendendone conto al lettore all’inizio del volume – una alternanza di personaggi storici esistiti (Rodolfo II d’Asburgo, Melchior Khlesl, Urbano VII, Gregorio XIV, Innocenzo IX, Clemente VIII, Giovanni Scoto) e non (Agnes Wiegant, Jarmila Andel, Sebastian Wilfing).

Tra questi, di sicuro, la figura più suggestiva è proprio  quella di Andrej von Langenfels, che i lettori certamente apprezzeranno alla pari della lettura di un libro davvero ben scritto e tradotto con attenzione e precisione.

Ringrazio l’autore, Roberto Bonuglia, per avermi permesso l’utilizzo di materiale pubblicato a suo tempo sul web.

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