Daniela Bortoluzzi, Impronte di Gesù, Eremon Edizioni, 2009.
Recensione di Simonetta Santandrea
Il libro opera un’analisi coraggiosa e curiosa, fra le pieghe della storia, alla ricerca di indizi spesso “scomodi” e di errori di traduzione, la quale via via, lungo pagine scorrevoli e affascinanti, diventa un’investigazione a tutto tondo sulla storia di Gesù, sulla Sua storia tramandata e non, scritta e non, che apre un interrogativo dalle valenze profondissime, la cui verità segreta e sconvolgente porta a chiedersi: Gesù sopravvisse alla crocefissione con l’aiuto ingegnoso di Giuseppe di Arimatea?
I tempi, dopo Galileo Galilei, potrebbero essere maturi per una disamina a mente aperta di alcuni dei dogmi che da sempre reggono il nostro credere.
Nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma è stata celebrata la prima messa in onore di Galileo Galilei, presieduta da mons. Gianfranco Ravasi, alla cui liturgia ha assistito un’assemblea costituita dagli scienziati della Word Federation of Scientist, riuniti per celebrare il 445° anniversario della sua nascita.
Questa attenzione verso Galileo si è tradotta anche in una importante iniziativa di studio: a Firenze si è tenuto il congresso internazionale “Il caso Galileo. Una rilettura storica, filosofica, teologica”, dal 26 al 30 maggio 2009.
Proprio Gesù, il Cristo fattosi uomo per esemplificare agli uomini di fede la via della redenzione, fu condannato a morte da quelli stessi per i quali si era immolato.
L’esito della sua missione non fu quella originale: anziché seguire gli insegnamenti del Cristo, si venne a fondare una religione nuova che pochissimo (se non nulla) aveva del messaggio predicato, la quale avvalendosi della sua stessa forza “opportunista” riuscì perfino a modificare e, in certi punti, a smentire le stesse parole del Figlio di Dio.
Chi era Gesù? Quale la sua storia? E dove era nato? Dove si trova Nazaret? Esiste poi una vera Nazaret? Dove era stato fra i 13 e i 29 anni? Gesù era sposato? Quali sono i luoghi in cui visse e morì?
Questi sono solo alcuni, pochi, interrogativi che reggono l’indagine sulla vita di Gesù che Daniela Bortoluzzi mette come tasselli di un mosaico affascinante che si scopre tessera dopo tessera a rivelare fonti certe e conosciute, numerose del mondo orientale e assai meno numerose in quello occidentale, che documenterebbero la presenza e la fine del Nazareno (anzi, meglio, Nazireo) nella Valle del Kashmir.
Il viaggio è inarrestabile per coinvolgimento e lucidità.
L’assioma potrebbe (il condizionale è d’obbligo quando si tratta di temi che incontrano il sentire più profondo e intimo delle persone, quale la fede, non foss’altro per rispetto) funzionare e, se mi è concessa una riflessione assolutamente personale, arricchisce il quadro delle notizie che ci sono state insegnate riguardo la figura del Cristo, apre nuovi orizzonti di riflessione su quelli che sono, necessariamente, i punti di forza, (veri o falsi che siano), che reggono una Religione (e che spesso ne costituiscono i limiti), e non ha, mai, l’intenzione di soverchiare dogmi, sentimenti, credenze.