I vermi conquistatori

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Brian Keene, I vermi conquistatori, Edizioni XII, 2011.

Recensione di Simone Barcelli

Il maestro dell’horror Brian Keene sbarca in Italia nel 2011 grazie a Edizioni XII (il libro è stato poi ristampato da Mondadori nel 2014).

I vermi conquistatori (“The Conqueror Worms”), una delle prime opere di questo autore della Pennsylvania, risale al 2005 e oggi è finalmente tradotto nella nostra lingua.

Il romanzo trae origine da un racconto breve (“Earthworm Gods”) e da una specie di sequel più esteso (“The Garden Where My Rain Grows”) poi sapientemente assemblati.

Si tratta di una storia fin troppo apocalittica che si snoda su più voci narranti e quella di Teddy Garnett costituisce davvero il piatto forte dell’introspezione operata dall’autore sui personaggi, tanto da regalarci quella che può essere definita una precisa quanto surreale ricostruzione dei tanti tormenti di un uomo “in là” con gli anni.

La palpabile solitudine di Teddy, che occupa la maggior parte del racconto, in fondo è anche la nostra, in quest’epoca di globalizzazione in cui il progresso, invece di avvicinare le nostre vite, incredibilmente le divide ancor di più.

Il protagonista assiste a quella che potrebbe essere realisticamente la fine del nostro mondo per un collasso ambientale, con un diluvio di biblica memoria che trasforma inesorabilmente il paesaggio e con le acque che, alzandosi sempre più, restituiscono dal fondo ancestrali creature che hanno sempre terrorizzato il genere umano.

Quelle prese a prestito da Keene sono figure che ben rappresentano il tormentato vivere dei nostri antenati, come ben documentato nei racconti mitologici giunti fino a noi.

Il buon vecchio Teddy (e con lui Kevin nella parte centrale del racconto) non fa altro che riappropriarsi di quell’istinto di sopravvivenza che emerge ogni qualvolta la nostra vita è in serio pericolo.

È una trama ad effetto con un vortice di emozioni che assurgono sempre più, un racconto che funziona grazie alle doti narrative di Keene, capace di trascinare con sé il lettore fino all’ultima pagina.

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